Studenti e lettori curiosi, ben tornati!
Come saprete, la mammella è una ghiandola esocrina, organizzata in lobi e lobuli, la cui unità fondamentale è l’alveolo, al cui interno viene prodotto il latte. Questo, trasportato nei dotti, fuoriesce dal capezzolo. Poiché l’anatomia di questa ghiandola è articolata, diverse saranno anche le patologie e le problematiche che possono svilupparsi durante l’allattamento. Oggi analizzeremo quelle legate al capezzolo, mentre prossimi articoli tratteremo quelle legate alla ghiandola mammaria in toto o ad alcuni suoi componenti.
Capezzoli Piatti o Invertiti
I capezzoli introflessi consistono di una caratteristica anatomica congenita che si manifesta con dotti galattofori troppo brevi e con la presenza di tessuto fibroso all’interno del capezzolo.
I capezzoli piatti o invertiti possono essere di diversi tipi, a seconda che il problema si presenti su entrambi i seni (bilaterale) o solo su uno (unilaterale) e secondo il grado dell’introflessione.
Nei casi di capezzoli solo leggermente introflessi (retrattili o ombelicati) un bimbo con normali capacità di suzione non avrà grossi problemi ad attaccarsi al seno, basterà aiutarlo a posizionarsi correttamente e ad afferrare una buona porzione dell’areola. Con introflessione moderata o grave potrebbe invece essere compromesso l’instaurarsi dell’allattamento in quanto il capezzolo si ritrae proprio in seguito allo stimolo esercitato dalla suzione dell’areola.
Come intervenire?
- supportare con particolare attenzione la donna che allatta fornendole maggiore rassicurazione (spiegare che il bambino può incontrare delle difficoltà perché anche lui deve imparare);
- favorire una buona posizione e un buon attacco (suggerire posizioni come la presa a “rugby” o di “transizione” e controllare che il labbro inferiore e il mento siano ben adesi alla mammella);
- suggerire di modificare delicatamente la forma del capezzolo (farla diventare a cono o a sandwich) per stimolare l’estroflessione del capezzolo prima di ogni poppata, attraverso diversi accorgimenti: aiutandosi con una presa a C per facilitare l’attacco del neonato e massaggiando con le mani i capezzoli; utilizzando il mastosuttore che eserciti una blanda trazione sul capezzolo; servendosi del metodo della siringa invertita;
- suggerire di aspettare che la bocca del bambino sia ben aperta prima di portarlo al seno;
- può essere necessario spremere il latte e darlo con una tazzina mentre il neonato impara l’attacco e la suzione dal seno;
- prestare attenzione al corretto svuotamento del seno per prevenire l’ingorgo, perché renderebbe ancora più difficile l’attacco;
- I paracapezzoli di silicone potrebbero esser un ausilio, ma solo come mezzo per facilitare l’attacco: il capezzolo infatti è necessario esclusivamente ad attivare il riflesso di suzione quando prende contatto con il palato; una volta avviato il riflesso, i paracapezzoli quindi si possono rimuovere (ricordiamo che il bambino si attacca all’areola non al capezzolo!).
Ragadi
Le ragadi sono piccole lesioni della cute del capezzolo o dell’areola che possono comparire durante l’allattamento: possono rappresentare un semplice fastidio temporaneo e sparire dopo qualche giorno, oppure possono aggravarsi fino a sanguinare, causando così forti dolori quando il bambino si attacca; possono rendere così difficile il proseguimento corretto dell’allattamento e predisporre ad un maggior rischio di infezioni.
Le ragadi si manifestano con un dolore avvertito all’inizio della poppata che diminuisce con il progredire e/o termine della poppata stessa e con l’obbiettivata presenza di piccoli tagli che possono sanguinare.
Le cause sono diverse, prima fra tutte una scorretta posizione o scorretto attacco che hanno portato il neonato a succhiare in modo inadeguato (al termine della poppata potremmo notare un capezzolo a “punta di rossetto”, quindi non omogeneo). Per questo motivo tutte quelle condizioni che portano ad una posizione, attacco e suzione inadeguati, come ingorghi e capezzoli piatti/invertiti, predispongono all’insorgenza di ragadi.
Inoltre, quando il bambino viene staccato dal seno senza prima interrompere la suzione, c’è il rischio che incominci a ciucciare solo il capezzolo, e questa suzione superficiale causa la ragade. Anche un neonato con una suzione disorganizzata (a causa ad esempio di alcune malattie) o con anchiloglossia (frenulo linguale breve) può favorire questa condizione.
Infine, un uso prolungato di copricapezzoli o coppette assorbilatte bagnate, un’eccessiva igiene anche con prodotti aggressivi (saponi e/o creme), possono contribuire alla formazione di ragadi poichè sono una fonte costante di umidità che rende più sensibile il capezzolo, eliminando la protezione lipidica che i tubercoli del Montgomery producono per idratare la cute di seno e capezzoli.
Come intervenire?
- correggere la causa (per esempio osservare la poppata e migliorare posizione e attacco);
- non limitare la frequenza delle poppate e tantomeno smettere di allattare per far riposare il seno;
- rassicurare la donna che il dolore può guarire e si può prevenire in futuro;
- suggerire l’applicazione di latte spremuto manualmente dopo ogni poppata per lubrificare e ammorbidire i tessuti e facilitare la cicatrizzazione;
- applicare un impacco caldo al seno prima delle poppate per stimolare il riflesso ossitocico, che faciliterà attacco e suzione e permetterà alla donna di sentire meno dolore;
- iniziare ogni poppata dal seno meno colpito;
- se il bambino si addormenta durante la poppata e non succhia attivamente pur rimanendo attaccato, staccarlo dolcemente dal seno aiutandosi con un dito;
- lavare i capezzoli una sola volta al giorno per una normale igiene e non ad ogni poppata;
- evitare sapone, unguenti e creme sui capezzoli ;
- l’uso dei paracapezzoli va evitato perché non è dimostrata l’efficacia nella prevenzione delle ragadi (anzi il materiale di cui sono composti può causare irritazione e sfregamento, l’accumulo di latte nel paracapezzolo crea un terreno fertile per ospitare agenti patogeni);
- limitare l’uso di copricapezzoli e coppette assorbilatte (o comunque non indossarle troppo a lungo) e anzi lasciare i capezzoli all’aria dopo la poppata per evitare il ristagno di umidità.
Fenomeno di Raynaud
Il fenomeno di Raynaud (solitamente congenito) consiste in uno stato patologico caratterizzato da vasospasmi episodici dei vasi sanguigni periferici, con riduzione del flusso di sangue alle regioni coinvolte, seguiti da vasodilatazione.
Lo spasmo, provocato in genere dall’esposizione al freddo e/o stress emotivo, genera dolore nel momento in cui riprende la circolazione (si possono percepire come delle piccole scosse o formicolii). Tale fenomeno si manifesta soprattutto nelle dita di mani e piedi ma può comparire anche in allattamento, spesso anche in seguito ad un attacco inadeguato del neonato al seno, che costringe il capezzolo a comprimersi contro il palato duro del lattante. Il fenomeno interessa entrambi i capezzoli e provoca fitte dolorose e bruciori che possono perdurare fino ad un’ora dopo la poppata.
Ciò che caratterizza il fenomeno è un cambiamento del colore del capezzolo in modo trifasico: inizialmente il capezzolo sarà bianco (fase ischemica), successivamente blu (fase cianotica) e infine rosso (fase eritematosa). È importante saper individuare questa patologia poiché il dolore è così intenso da rappresentare una delle cause di interruzione dell’allattamento.
Come intervenire?
- Eseguire una buona anamnesi, per capire se vi è una storia personale/familiare di questa patologia;
- Indagare se la problematica si acutizza con il freddo, se interessa entrambi i capezzoli e se questi cambiano colore prima e dopo la poppata;
- Consigliare alla donna di smettere di fumare, attraverso un buon counselling antitabagico che sottolinei alla donna gli effetti negativi del fumo in allattamento e ricordando che la nicotina vasocostringe ulteriormente i vasi periferici;
- Consigliare di evitare brusche variazioni di temperatura (quindi suggerire di allattare in un luogo sufficientemente caldo e di asciugare il capezzolo al termine della poppata);
- Suggerire di evitare sostanze, come la caffeina, che possono scatenare il vasospasmo;
- Se il vasospasmo è generato da un attacco scorretto, sostenere la donna per correggerlo;
- È stata dimostrata l’efficacia dei calcio-antagonisti, come la nifedipina, nel trattamento, poiché agiscono dilatando i vasi sanguigni periferici e aumentando il flusso di sangue.
Con questo approfondimento Maia vi apre le porte del mondo delle patologie della mammella e spera la seguiate in questo cammino!
A presto, Maia
Credits:
- Bettinelli, M.B., Giusti, A. Allattamento al seno: tra arte, scienza e natura. Guadagnare salute dossier. Zadig editore.
- Catanzani, T., Negri, P. (2015). Allattare: un gesto d’amore. Bonomi Editore, Pavia.