II feto, nei suoi 9 mesi di sviluppo dentro l’utero, impara a muoversi e a crescere in uno spazio stretto e limitato. Questo spazio per lui non è visto come una costrizione, ma anzi soddisfa il suo bisogno di sicurezza attraverso il contenimento e il contatto.
Alla nascita i neonati vengono proiettati in un ambiente completamente diverso: la luce, i rumori, la temperatura, il non ricevere più nutrimento senza sforzi, l’assenza di acqua che li culla, lo spazio aperto. È importante, perciò, fare in modo che l’adattamento a questo nuovo mondo sia più graduale possibile, andando a ricreare dei confini che possano farlo sentire nuovamente contenuto e al sicuro. Ma in che modo?
Contatto Pelle a Pelle
Il contatto pelle a pelle (in inglese skin to skin) ha numerosi benefici:
- aiuta a regolare la temperatura corporea neonatale;
- regola la frequenza cardiaca e respiratoria;
- favorisce una colonizzazione batterica “buona”;
- aumenta il bonding tra genitore-neonato;
- favorisce l’allattamento permettendo al neonato di avere il seno prontamente disponibile e alla sua portata, riducendo il rischio di ipoglicemia neonatale e stimolando anche i piccoli un po’ sonnolenti o con una suzione intermittente;
- favorisce la produzione di ossitocina, utile anche per aumentare la contrattilità uterina nel dopo parto e ridurre le perdite di sangue.
E ai fini di questo articolo? Il contatto pelle a pelle permette al neonato di ritrovare uno stretto contatto, simile a quello che viveva in utero. Infatti, quando andiamo a porre il neonato nudo (con eventualmente solo il pannolino) tra il seno materno o sul petto del papà, coperto poi da un lenzuolo, lui sentirà nuovamente il calore del corpo dei genitori, il battito del cuore materno che per mesi è stata la sua ninna nanna, andando così a calmarlo e a permettergli un addormentamento più sereno e un sonno più profondo. Dati i numerosi benefici e la semplicità del contatto pelle a pelle, questa pratica viene proposta anche nelle terapie intensive, una volta stabilizzato il neonato, come una vera e propria terapia: la Kangaroo Care, o Marsupioterapia. Proprio come il cucciolo di canguro necessita di trascorrere alcuni mesi nel marsupio materno per terminare la sua maturazione, così può fare il neonato pre-termine.
Sollevamenti e Spostamenti
Credo sia noto a tutti che, quando si solleva e si tiene in braccio un neonato, la testa deve avere un adeguato sostegno e supporto. Ma non è l’unica cosa che va sostenuta. Quando si maneggia un neonato, è importante contenerlo con le mani e, prima di alzarlo, raccoglierlo e girarlo sul fianco, avendo cura di mantenere questo raccoglimento per tutto il tempo del sollevamento così da evitare di trasmettergli la sensazione di essere sospeso nel vuoto.
La Nanna
Molto spesso vi sarà capitato vedere il neonato che, all’improvviso, spalanca braccia e gambe e successivamente può piangere. È tutto normale, con quel movimento improvviso cerca di “controllare” se intorno a lui vi sono ancora quei limiti dati dallo spazio uterino. Molto spesso, non trovandoli, realizza il “vuoto” che lo circonda e questo può metterlo a disagio. Perciò quando il neonato viene poggiato nella culla, sul letto, sul divano è bene delimitare lo spazio in cui riposa attraverso cuscini (ottimo quello per l’allattamento), asciugamani, lenzuolini, così che tutte le volte che ricercherà dei confini, troverà intorno a lui uno spazio ben delimitato e potrà continuare a dormire, rassicurato da questo piccolo “nido”.
Wrapping
In ospedale avrete probabilmente visto che il neonato è quasi sempre “infagottato” come un piccolo burrito messicano. A volte, osservandolo, a noi adulti potrebbe persino mancare l’aria: il neonato avvolto e adeguatamente fasciato in un telo di stoffa o all’interno di maglie elastiche, sembra essere limitato nei movimenti. Vi ricordiamo però che lui è cresciuto per nove mesi proprio con questo limite, quindi se vi trovate di fronte ad un neonato molto agitato e irrequieto, questa tecnica potrebbe aiutare a calmarlo. Se per assurdo foste sprovvisti di telini in cui avvolgerlo, a volte basta soltanto raccogliere mani e piedi al centro del suo corpo e tenerli fermi lì: innanzitutto il contatto che le mani della mamma o del papà lo aiuta a tranquillizzarsi, e la limitazione dei movimenti può essere sufficiente a ridargli quel senso di sicurezza. Infine, a volte, per calmare un neonato è sufficiente porre una mano sul suo addome: sentendo la presenza fisica del genitore, il neonato ricorda di non essere solo.
Bagnetto
A rigor di logica, dopo 9 mesi passati nel liquido amniotico, tutti i bambini dovrebbero gradire il bagnetto. Ma allora perché per alcuni è un momento davvero critico? A volte il problema potrebbe risiedere nella vaschetta/contenitore utilizzato che, troppo grande e dispersivo, disperde e spaventa il neonato. Un accorgimento, oltre a scegliere vaschette piccole, è quello di permettere ai piedi del neonato di prendere contatto con uno dei bordi del contenitore, così che muovendosi possa sempre trovare un confine.
Babywearing
Questa pratica, che letteralmente significa “portare i bambini addosso” e conosciuta quindi come “arte del portare”, non è solo un modo per trasportare i bambini e avere le mani libere, ma offre un approccio ad alto contatto in cui i bisogni del neonato sono rispettati, riconosciuti e trovano immediata risposta. Abbiamo ormai capito quanto il contatto e il contenimento siano per i bambini un bisogno primario, al pari del latte o delle cure igieniche. Marsupi ergonomici e fasce permettono quindi di mantenere un contatto stretto e continuo tra genitore e neonato/bambino (sì anche i papà possono portare) che, oltre ad avere i suddetti benefici per il neonato, permette al genitore di imparare a conoscere il proprio bambino più facilmente e velocemente, entrando in forte empatia con lui.
Maia spera di essere riuscita a farvi comprendere ancora di più il mondo di bisogni e necessità del neonato e rimane disponibile per qualsiasi domanda, attraverso i commenti qui sul blog o sui nostri social.
A presto, Maia
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