Buongiorno a tutti amici e amiche di Maia! In questo articolo parliamo di una delle patologie della gravidanza – perché sì, la gravidanza è un periodo della vita meraviglioso ma non è esente da rischi: è importante perciò essere informate, soprattutto per riconoscere alcuni sintomi che è fondamentale comunicare sempre a chi vi segue nel cammino verso la nascita. Quella di cui parliamo oggi è la colestasi gravidica, la patologia epatica più frequente in gravidanza che si verifica nello 0,5-1,5% circa delle gravidanze (anche se ci sono importanti variazioni in questo numero a seconda dell’etnia di appartenenza – in Cile e Bolivia, per esempio, arriva al 12%!). Ne avete mai sentito parlare? Potrebbe essere interessante! Continuate a leggere per scoprire di cosa si tratta!
Cos'è la Colestasi?
La colestasi gravidica – più precisamente colestasi intraepatica della gravidanza, detta anche colestasi ostetrica, itterizia della gravidanza, epatogestosi, gravidarum prurigo e chi più ne ha più ne metta – è una patologia epatica, che colpisce perciò il fegato, che può verificarsi durante la gravidanza. È più frequente riscontrarne l’esordio nel secondo e terzo trimestre, ma può in realtà manifestarsi a qualsiasi settimana di gestazione: si presenta con un caratteristico prurito fastidioso in diverse parti del corpo, in particolare alle estremità degli arti superiori e inferiori, e può dare complicanze materne e fetali se non individuata e trattata. Tuttavia, il prurito è un sintomo spesso comune in gravidanza, soprattutto se facciamo riferimento all’addome materno che, a causa dell’estensione cutanea, può portare fastidio e stimolo al grattamento; perciò per confermare la diagnosi ci si affida al dosaggio della concentrazione degli acidi biliari nel sangue, sintetizzati nel fegato, e spesso anche i valori delle transaminasi epatiche risultano alterati. Si tratta di una patologia che regredisce dopo il parto e tende a ripresentarsi nelle gravidanze successive!
Quali sono le Cause e i Fattori di Rischio Associati alla Colestasi?
Le cause della colestasi non sono ancora del tutto chiare. Sicuramente vi è un collegamento tra il livello degli estrogeni e la patologia, per diversi motivi: si manifesta solitamente nel terzo trimestre, periodo in cui livelli ormonali sono elevati, e si risolve dopo il parto, cessata la produzione ormonale placentare; nelle gravidanze plurime, quindi gemellari, dove i livelli ormonali sono generalmente più elevati, è più facile riscontrare la patologia; infine, gli estrogeni riducono l’assorbimento degli acidi biliari da parte degli epatociti, giustificando in un certo modo i livelli aumentati nel sangue.
Anche la genetica, tuttavia, può metterci spesso lo zampino: pare che la familiarità sia un fattore di rischio per lo sviluppo di colestasi, perciò è possibile ci sia proprio anche una predisposizione genetica allo sviluppo della patologia (15-30%).
Altri fattori di rischio associati possono essere:
- Colestasi nelle gravidanze precedenti
- Etnia (come abbiamo detto sopra, può cambiare di molto la percentuale d’incidenza!)
- Calcoli biliari
- Epatite C
- Età >35 anni
- Stagionalità
- Dieta povera di selenio e vitamina D
Campanelli d'Allarme: Segni e Sintomi
Come abbiamo già accennato, il sintomo principale che può far sospettare una colestasi è il prurito: si distingue per caratteristiche particolari come l’assenza di eruzioni cutanee, l’esacerbazione nelle ore serali e notturne e soprattutto la localizzazione, solitamente alle piante dei piedi o ai palmi delle mani, anche se non si possono escludere altre sedi. Solitamente questo prurito fatica a passare, anche con rimedi antipruriginosi, e può precedere l’alterazione della funzionalità epatica anche di 3 settimane! Perciò se riscontrate un prurito di questo tipo riferitelo a chi vi segue al prossimo controllo: poi, come suddetto, lo step successivo sarà il controllo del livello degli acidi biliari nel sangue, in aumento fino a 10-100 volte in caso di colestasi. Vengono indagati ulteriori fattori della funzionalità epatica, come la bilirubina, le gammaGT, la fosfatasi alcalina o altri paroloni in medichese che non stiamo a specificare: vi basti sapere che il monitoraggio materno degli esami ematochimici è seriato, solitamente ogni 2-3 settimane.
Infine, ci sono altri sintomi, meno comuni, che si potrebbero riscontrare in un quadro di epatogestosi:
- Urine ipercromiche, dal colore scuro
- Feci dal colore più chiaro rispetto al solito
- Affaticamento
- Nausea
- Inappetenza
- Cute itterica (giallastra), in pochi casi
Complicanze Fetali Associate alla Colestasi
La colestasi gravidica è associata a diverse possibili complicanze dal punto di vista fetale correlate con il livello degli acidi biliari riscontrato: un valore maggiore o uguale a 40micromol/L indica colestasi severa, perciò a maggior rischio di complicanze. Tra queste:
- Parto pretermine spontaneo (12-44%)
- Emissione di meconio (25-45%)
- Distress fetale in travaglio (12-22%)
- Morte endouterina a termine (2-10%)
- Morte neonatale (1-2%)
Per monitorare il benessere materno-fetale si raccomandano l’esecuzione del tracciato cardiotocografico – con intervallo settimanale dal momento della diagnosi e non prima della 30-32 esima settimana gestazionale – e il monitoraggio dei movimenti fetali al domicilio.
Il timing del parto è variabile a seconda del protocollo applicato dalla struttura in cui andrete a dare alla luce il vostro cucciolo, ma solitamente è indicata l’induzione del travaglio a 38-39 settimane (o a 37 in caso di colestasi severa).
La terapia
Diversi studi hanno mostrato una risposta materno fetale positiva in seguito alla somministrazione di acido ursodesossicolico (Deursil), utilizzato come prima linea di terapia allo lo scopo di ridurre il livello degli acidi biliari e di conseguenza anche i sintomi materni, in particolar modo il prurito. Il dosaggio iniziale è solitamente di 300 mg x2 vv/die fino al parto (fino ad un massimo di 1200 mg/die); si tratta di un farmaco ben tollerato in gravidanza, senza effetti avversi feto-neonatali.
Maia spera di esservi stata utile, nonostante si sia dilungata un po’: a voi, future mamme, per rendervi consapevoli ed informate, e a voi, colleghe e future colleghe, per rispolverare un po’ le conoscenze! Se aveste qualsiasi domanda non esitate a lasciarcela qui sotto!
A presto, Maia
Credits:
- Aifa
- Royal College of Obstetricians and Gynaecologists. Obstetric cholestasis. Green-top Guideline No. 43. 2011