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Mamme, papà, nonni che state leggendo, Maia oggi vuole fare un po’ di chiarezza sull’alimentazione complementare o, come erroneamente viene definita, svezzamento.

Innanzitutto, perché la parola svezzamento non è corretta? Per rispondervi citeremo le parole del dottor Piermarini, illustre pediatra esperto nell’alimentazione complementare: “(la parola svezzamento) descrive l’abbandono totale del seno da parte del bambino ormai troppo grande per il quale rappresenterebbe soltanto un vezzo, inteso nell’accezione peggiore del termine, cioè di vizio”.

Allora la tetta che fine fa?

Come è lo stesso pediatra a suggerci, chiariamo una cosa fin da subito: l’introduzione di cibi solidi non prevede in alcun modo l’abbandono del latte materno o, ove non possibile, di latte artificiale. Infatti, l’alimentazione complementare funge da complemento, da arricchimento, di un alimento quale è il latte che, con il passare del tempo, da solo non riuscirebbe a soddisfare l’intero fabbisogno nutrizionale del bambino.

Quando?

Fatte le dovute premesse, entriamo nel vivo della questione. Quando è opportuno iniziare a introdurre i cibi solidi? Come sappiamo l’OMS suggerisce l’allattamento esclusivo al seno almeno fino al 6° mese di vita, poiché è scientificamente validato che fino a quel momento il latte materno (o nel caso il latte di formula) è l’unico alimento necessario e sufficiente per lo sviluppo del bambino. Questo significa che il giorno in cui vostro figlio raggiunge i sei mesi, dobbiate tassativamente dargli la famosa pappa? Assolutamente no!

L’indicazione dell’OMS serve per sottolineare che non è necessario somministrare alimenti solidi prima del sesto mese di vita, anzi a volte è anche rischioso, ma, come tutte le indicazioni, questa rappresenta lo standard: alcuni bambini sono sufficientemente maturi e pronti intorno al 5 mese e mezzo, la maggior parte invece mostra questa maturità anche intorno al 7 mese. Tuttavia i 6 mesi non sono stati stabiliti a caso: ad esempio, introdurre intorno al quarto mese la famosa frutta può essere dannoso oltre che un’impresa, infatti l’intestino non è ancora sufficientemente maturo; l’introduzione di un pasto si sostituisce spesso ad una poppata che, al 4° mese, possiede caratteristiche nutrizionali quantitative e qualitative nettamente superiori alla frutta con cui di solito si inizia; il bambino probabilmente si dimostra incapace di assumere il cibo da voi offerto, e tra sputacchi e spargimenti, più che una pappa, la povera mela vi sembrerà una maschera di bellezza sulla faccia del vostro bimbo.

Quando muoversi quindi? Tenendo il 6° mese come riferimento, è fondamentale osservare il bambino. Per assumere adeguatamente cibi solidi e semisolidi è necessario che scompaiano alcuni riflessi:  il riflesso di estrusione, che, se ancora presente, non permette al bambino di aprire la bocca e questo risponde tirando fuori la lingua e sputando il cucchiaio; il riflesso di suzione, che se fino ai 6 mesi permette alla lingua del bambino di muoversi in senso antero-posteriore per estrarre il latte dal seno e dirigerlo nella parte posteriore della lingua (e avviare così direttamente il riflesso di deglutizione), non è d’aiuto nel processo di masticazione e trasporto dei cibi solidi e semisolidi dalla parte anteriore della lingua, dove vengono depositati dal cucchiaio, alla parte posteriore del palato adibita alla deglutizione. Inoltre, è fondamentale per evitare soffocamenti, che il bambino sappia stare seduto autonomamente. Per ultimo, ma non per importanza, è d’aiuto considerare l’interesse e la curiosità che il bambino mostra nel vedervi mangiare; così facendo vuole farvi capire che è psicologicamente pronto ad imitare un vostro abituale comportamento (e forse anche a mangiare).

Cosa?

Ma che cibi si possono dare? Ebbene i bambini divezzati al momento opportuno (quindi al sesto mese e/o quando sono pronti) possono mangiare TUTTO quello che si trova sulla tavola di famiglie che hanno abitudini alimentari sane. E con tutto si intende davvero TUTTO, alimenti considerati allergizzanti compresi. Infatti, la differenza la fa, come sempre, il bambino a cui viene somministrato un alimento, non l’alimento in sé: ha senso non esporre ad alimenti allergizzanti, come pesce, frutta secca, frumento, albume, latte vaccino, solo bambini che sono già risultati allergici al latte vaccino della formula, oppure se sono ad esempio affetti da dermatite atopica, spia di una possibile ipersensibilità alimentare. Ma anche in questi casi, piccole e controllate dosi di cibi allergizzanti possono portare il bambino allergico a sviluppare una certa tolleranza.

Sempre per lo stesso discorso, non avrà quindi senso somministrare un alimento alla volta, in trepidante attesa di una reazione allergica. Gli alimenti allergizzanti (quelli descritti sopra) sono noti, perciò sapremo contro chi puntare il dito nel caso, raro, di una reazione allergica. Per di più, inserendo un alimento alla volta la dieta del povero bimbo sarebbe davvero noiosa e scarna, per cui lui stesso mostrerà a gran voce il suo rifiuto. Anche perché ricordiamo che il bambino mostra interesse nel cibo perché vi vede mangiare, non perché sa che cosa sia il cibo. E se di fronte ad un vostro piatto di lasagne, vi presentate con una sbobba di crema di mais e tapioca, il suo interesse e il suo appetito non saranno certo saziati.

Ultima cosa da ricordare è che i bambini allattati al seno, a cui si iniziano a offrire altri alimenti dopo il 6 mese di vita, possiedono una maturità e una protezione intestinale tale da eliminare tutto ciò che può essere dannoso per la sopravvivenza, infezioni e allergie comprese.

Come?

Ma bisogna per forza eliminare una poppata e offrire un pasto completo? Ma certo che…NO! I bambini inizieranno a fare dei piccoli assaggi, assaggi che potranno durare anche un mese o più, e saranno comunque sufficienti a colmare le esigenze nutrizionali; la poppata non deve essere eliminata per paura che tolga appetito al bambino, anzi noterete da soli che se gli vengono proposti piatti gustosi e salutari sarà lui stesso a ridurre la quantità del latte succhiato e a vederlo più come un dessert o una coccola. Fatevi guidare dal bambino anche per quanto riguarda le porzioni, non ci sono dosi necessarie a cui far riferimento: saprà lui indicarvi quando è troppo, o quando è troppo poco (fondamentale è sempre e comunque il vostro buon senso). Se non mostra interesse in un determinato alimento, arrivando fino a digiunare, non forzatelo e non obbligatelo. Più vedrà il cibo come una forzatura, meno ne sarà attratto. E avrà sempre il latte da cui prendere nutrimento, e quando la fame si farà sentire, ve lo farà notare. In ogni caso non escludete a prescindere l’alimento rifiutato, anzi riproponetelo in un’altra circostanza; magari è solo un momento no, che nulla ha a che vedere con il povero broccolo.

Ma gli alimenti vanno frullati? Se i cibi saranno introdotti al momento giusto, piccoli pezzi ben sminuzzati saranno sufficientemente sicuri, anche perché frullare un pasto prevede che in esso vi si accumuli aria, che non aiuta nella digestione. Per offrire il pasto si possono usare i cucchiai ma è buona cosa far sperimentare il bambino anche con le mani (e sappiamo tutti che non c’è niente di più gustoso che affondare denti e mani in una bella costina alla brace); all’inizio potrà sporcare un po’ ovunque e far ingrassare il vostro animale domestico, ma non limitate la sua sperimentazione, piuttosto con il tempo guidatelo verso un corretto modo di stare a tavola.

Infine è buona cosa non cambiare i ritmi della famiglia in funzione del pasto del bambino, e se volete iniziare a offrirgli qualcosa di più di un semplice assaggio, il nostro consiglio (del tutto modificabile) è iniziare dalla sera: lui è già abituato ad avere lo stomaco pieno anche di notte (pensate a tutte le notti insonni che avete passato per il suo incessante bisogno di latte) quindi non c’è rischio che non digerisca, ma soprattutto a tavola ci saranno più persone (papà, fratelli) da imitare e con cui condividere il momento. Questo ve lo diciamo perché probabilmente sarà più facile dargli da mangiare, se intorno a lui ci sono persone che fanno la stessa cosa.

Cari lettori, Maia spera di aver risposto ai vostri dubbi e perplessità in modo esaustivo e di aver fatto un po’ di chiarezza nel magico mondo dell’alimentazione complementare! Ora tocca a voi!

 

A presto, Maia

 

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