Cari lettori e care lettrici, eccoci al terzo appuntamento con le infezioni vaginali: se vi siete persi la loro definizione e la vaginosi batterica oppure la candida, potete cliccare QUI per i primi due e QUI per quel fungo maledetto!
In questo articolo, come promesso, vi parliamo di un’infezione da protozoo sessualmente trasmessa: la Tricomoniasi vaginale.
Cos'è?
Ma prima di tutto, di cosa stiamo parlando? Questo tipo di vaginite nasce da un’infezione, trasmessa esclusivamente per via sessuale, da parte di un agente protozoario flagellato chiamato Trichomonas Vaginalis. Durante l’infezione si può ritrovare questo organismo nella donna a livello di vagina, uretra (90%), ghiandole parauretrali, collo dell’utero; alle volte è coinvolto anche il tratto urinario, ma in meno del 5% dei casi. Nell’uomo, invece, l’infezione è più rara e l’agente infettivo è individuabile solitamente a livello uretrale, e alle volte in lesioni peniene o nel solco subprepuziale; può colpire la prostata e spesso è in forma asintomatica.
Segni & Sintomi
Nella donna:
- Leucorrea giallo-verdastra e maleodorante;
- Irritazione vulvare;
- A volte aspecifica/asintomatica.
Nell’uomo:
- Asintomatica;
- Uretrite non gonococcica (disuria, bruciore postminzionale, scarsa secrezione uretrale).
Solitamente si pone diagnosi coniugando sia dai segni clinici sia dagli esiti di colture effettuate su prelievi del secreto dal fornice posteriore, nella donna, o uretrale/delle urine, nell’uomo.
Prevenzione
Per prevenire questo tipo di infezioni bisogna sempre e innanzitutto effettuare una corretta igiene a livello genitale, non solo ogni giorno ma anche dopo i rapporti. Per quanto riguarda il rapporto sessuale, per prevenire l’infezione occorre utilizzare il preservativo, che questo sia maschile (condom) o femminile (femidom).
In azione preventiva, inoltre, si possono effettuare dei test di screening nelle donne con perdite vaginali ricorrenti e in presenza di altre patologie infettive sessualmente trasmissibili come clamidia e gonorrea.
Trattamento
Il trattamento* è abbastanza semplice:
- Il farmaco di prima scelta è il Metronidazolo 2g in dose unica, per os oppure
- Metronidazolo 500mgx2 per os per 5-7 gg oppure
- Tinidazolo 2g dose unica.
*secondo le linee guida SIU e CDC
Durante le prime 24 dopo l’inizio della terapia è consigliabile evitare l’assunzione di alcool per ovviare alla possibile incombenza di una sindrome sidulfiram-simile (nausea, vomito, dolori addominali). Se la terapia dovesse fallire, il trattamento con Metronidazolo può proseguire per 7 giorni, ed eventualmente lo schema terapeutico viene rivisto dal ginecologo.
Il partner sessuale VA TRATTATO anche se asintomatico contemporaneamente al soggetto infetto e, fino al termine della cusa, è necessaria l’astensione dai rapporti.
E in Gravidanza?
In gravidanza questo tipo di infezione può essere associata ad un aumento di eventi avversi: rottura prematura delle membrane, parto pretermine e basso peso alla nascita (SGA) sono tra questi. Inoltre, l’infezione può essere acquisita dal neonato nel canale del parto e viene manifestata con gravità variabile, dalla asintomaticità alla congiuntivite, alla polmonite. Per ovviare all’infezione, anche in gravidanza il Metronidazolo può essere somministrato e, se necessario, anche durante l’allattamento.
Maia spera di essere stata utile e di essersi spiegata al meglio rispetto queste fastidiose infezioni vaginali!
A presto, Maia
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