Buongiorno a tutte signore e signorine! Se siete capitate su questa pagina probabilmente è perché, ahimè, come capita quasi a tutte le donne almeno una volta nella vita, avete qualche disturbo a livello vaginale, un fastidio tanto intenso da farvi cercare informazioni sul web per scoprire come debellarlo. Prurito? Dolore? Bruciore quando fate la pipì? Perdite vaginali che sembrano uscite dal bozzolo di Alien? Non allarmatevi, Maia è qui per aiutarvi a superare con serenità i mille dubbi che possono essere insorti, le difficoltà createsi per colpa di questi disturbi e… per capire di cosa si tratta!
Innanzitutto non preoccupatevi: questi disturbi sono piuttosto frequenti, soprattutto nelle donne in età riproduttiva, sia grazie allo stile di vita più attivo ma anche a causa dei livelli ormonali.
La diagnosi differenziale tra le diverse infezioni vaginali è fondamentale per capire come debellare il problema: non pensiate che siano tutte uguali! Una vaginosi batterica è totalmente diversa da una vulvovaginite da lievito come la candida: pensare il contrario è un errore frequente, è vero, e alle volte è proprio quest’idea che va a pregiudicare una rapida e buona guarigione!
Quindi, quali sono le principali infezioni vaginali? Maia nei prossimi articoli vi parlerà di:
- Vaginosi Batterica
- Vulvovaginite da Candida
- Tricomoniasi
Vaginite o Vaginosi?
Generalmente il termine “vaginite” sta ad indicare una condizione infiammatoria o un’infezione della vagina e, alle volte, della vulva (perché si, sono due cose diverse: la vagina è il canale interno che porta all’apparato riproduttivo vero e proprio, mentre la vulva è la parte esterna e quindi visibile dei genitali femminili). Questa condizione pertanto è attribuibile ad un’infezione da parte di un agente patogeno che scatena la condizione infiammatoria: un esempio di vulvovaginite è quindi la candida.
Per quanto riguarda la vaginosi batterica, invece, questa va sì a colpire lo stesso ambiente vaginale, ma è causata da una semplice alterazione dell’equilibrio della sua microflora batterica.
Ciò che differenzia questi due tipi di infezioni vaginali, tuttavia, non è solo la loro causa, bensì giocano un ruolo importantissimo i loro sintomi e i trattamenti per la cura!
Vaginosi Batterica
Si tratta dell’infezione vaginale più diffusa nelle donne in età fertile.
Come detto sopra, la vaginosi batterica nasce dall’alterazione del normale equilibrio dell’ambiente vaginale: in questo ambiente, difatti, fisiologicamente proliferano batteri aerobi chiamati lattobacilli (per circa il 95%) e piccole quantità innocue di batteri aerobi. Quando questo equilibrio si rompe, e quindi il rapporto aerobi/anaerbi si inverte, andiamo incontro alla proliferazione di batteri come la Gardnerella Vaginalis, la Prevotella spp, il Mycoplasma Hominis e molti altri che portano ad una condizione, per l’appunto, di disturbo.
Questo quando può succedere? Per esempio se vengono assunti farmaci come gli antibiotici, che vanno ad eliminare tutta la microflora di lattobacilli presente nel corpo, non solo a livello intestinale, ma anche vaginale; a volte succede a causa della presenza della spirale, per la presenza dei suoi fili in vagina (riconosciuti dal microambiente come corpo estraneo); a volte semplicemente per rapporti sessuali frequenti (anche se si può riscontrare anche nelle donne sessualmente inattive), igiene intima scarsa o esagerata con un detergente intimo inadeguato, frequenti lavande vaginali.
La vaginosi è associata, in numerosi studi epidemiologici, alle infezioni del tratto genitale superiore tra cui l’endometrite e la malattia infiammatoria pelvica.
Per quanto riguarda la gravidanza, quest’infezione colpisce il 9-23% delle donne ed è associata a parto pretermine, corionamniosite, rottura prematura delle membrane, endometrite postpartum e aborto spontaneo. Pertanto, numerosi studi cercano di capire se lo screening o il suo trattamento migliorino l’esito della gravidanza: sulla base delle evidenze presenti in letteratura, lo screening sulle gravide asintomatiche non è raccomandato.
Sintomi
Per quanto riguarda i sintomi, non tutte le donne li manifestano, oppure lo fanno in maniera molto lieve. Tuttavia, almeno una donna su due prova i sintomi classici della vaginosi, quali:
- Odore sgradevole, o “rotten fish” (pesce avariato): questo diventa via via più intenso soprattutto nei giorni delle mestruazioni, dopo i rapporti (il pH alcalino dello sperma fa aumentare il rilascio di amine aromatiche) o l’igiene intima;
- Secrezioni più o meno abbondanti di colore bianco/grigiastro di consistenza lattiginosa e omogenea (leucorrea) che ricoprono le pareti vaginali;
- pH vaginale alterato (>4,5): questo perché i batteri anaerobi nella loro proliferazione vanno ad alcalinizzare l’ambiente vaginale, innalzando i livelli di pH;
- solitamente sono assenti, o quasi, prurito, bruciore e arrossamento; probabilmente il prurito è il sintomo più comune tra questi per alcune specie batteriche, il che può portare ad arrossamento e lesioni da grattamento.
Per la diagnosi clinica solitamente si fa riferimento ai criteri clinici di Amsel che comprendono:
- caratteristiche delle perdite (di cui sopra);
- presenza di clue cells (cellule epiteliali ai cui bordi aderiscono numerosi batteri) all’osservazione microscopica per almeno il 20% rispetto alle normali cellule epiteliali;
- odore di pesce al whiff test con KOH al 10%;
- pH vaginale >4,5.
La presenza di almeno tre di questi segni pone diagnosi di vaginosi batterica.
Trattamento
Solitamente la cura consta di un regime di trattamento a base di Metronidazolo, un antibiotico a struttura nitroimidazolica, solo per la donna: infatti, in caso di vaginosi batterica, il trattamento del partner non è necessario.
Secondo il Center of Disease and Control and Prevention ci sono diverse alternative:
- Metronidazolo orale, 2g in singola dose (scelta con i maggiori vantaggi) oppure
- Metronidazolo orale 500mg, 2vv al dì/7gg oppure
- Metronidazolo gel 0,75%, una applicazione in vagina/5gg oppure
- Clindamicina crema 2%, una applicazione in vagina/5gg (solitamente non utilizzato perché meno efficace e più costoso) oppure
- Clindamicina orale 300mg 2 vv al dì/7gg oppure
- Clindamicina ovuli 100mg, 1v al dì/3gg oppure
- Tinidazolo, 2g al dì/2gg oppure
- Tinidazolo, 1g al dì/5 gg.
Per prevenire le recidive a breve termine e ripristinare il pH e l’equilibrio della flora vaginale è efficace la somministrazione locale di preparati con pool di lattobacilli e glicogeno. Anche una dieta equilibrata e l’assunzione di fermenti lattici possono aiutare, ma è importante ricordare che la flora vaginale (o meglio, il microbiota vaginale) è davvero florido e diversificato, e la maggior parte di fermenti lattici in commercio contengono solo alcuni dei batteri presenti normalmente in vagina, e non andrebbero quindi a prevenire future recidive. Molto spesso infatti un corpo in salute e ben curato ripristina da solo il suo microbiota!
Se doveste quindi presentare qualcuno di questi sintomi, non ricorrete al fai da te! Rivolgetevi ad un professionista competente che saprà fornirvi la giusta cura per questo disturbo.
Questi sono gli aspetti fondamentali che caratterizzano la vaginosi batterica: Maia spera di esservi stata di aiuto e vi invita a seguirci per scoprire le differenze con le altre infezioni vaginali nei prossimi articoli!
A presto, Maia
Credits:
- Bolis, G. (2017). Manuale di Ginecologia e Ostetricia. II edizione, EdiSES, Napoli.
- http://www.saperidoc.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/311
- https://www.cdc.gov/std/bv/default.htm
*pics courtesy of the internet